Sconcertati di fronte al nuovo Piano Faunistico Venatorio regionale come WWF Toscana abbiamo inviato specifiche osservazioni nell’ambito dei previsti canali
In allegato a questo articolo il testo integrale delle osservazioni presentate dalle quali evidenziamo di seguito alcuni aspetti : Nei fatti non aumenta di 1 mq la quota di territorio regionale destinata alla protezione della fauna selvatica, attualmente corrisponde al 23.0% e su queste basi non vediamo come sia possibile raggiungere entro il 2030 la quota del 30% indicata dalla Strategia Europea per la Biodiversità. Non è prevista nessuna azione di tutela delle specie in difficoltà, peraltro, tra le altre, viste le criticita` almeno per moriglione, moretta, pavoncella, combattente, tortora selvatica, allodola, andrebbe disposto il completo divieto di caccia. Al contempo si tende a nascondere gli impatti della caccia magnificando fantomatici effetti positivi. Paradossalmente si arriva a descrivere gli appostamenti fissi di caccia come “oasi di biodiversità” ed a compiacersi del fatto che sul nostro territorio regionale ve ne sono così tanti snellendo peraltro l’iter autorizzativo degli stessi. Riferendoci in particolare ai Palmipedi e ai Trampolieri è sempre importante ribadire come tali strutture abbiano senza alcun dubbio un impatto rilevante. Non è previsto niente nemmeno per migliorare lo stato di tutela dal punto di vista faunistico delle aree Natura 2000, pur se non in divieto di caccia. Per comprendere quale sia il carico dell’attività venatoria su queste aree, che sono state individuate come aree di importanza comunitaria per la conservazione della biodiversità, si pensi che vi insistono addirittura 1830 appostamenti fissi di caccia. Riferendoci ad alcune aree specifiche di grande valore come il Padule di Fucecchio ed il lago di Massaciuccoli da un lato inevitabilmente sono evidenziate come criticità “l’intensa attività venatoria e l’insufficiente livello di controllo” ma al contempo nessuna relativa azione e prevista nelle misure di mitigazione. Riteniamo inadeguata anche la sezione dedicata alla “Valutazione di Incidenza” relativa allo stato di conservazione dei Siti Natura 2000 così come quanto previsto nei “valichi montani”, aree cruciali per l’avifauna migratoria. Si esprime come Associazione totale contrarietà ad ipotesi di piani di controllo numerico della popolazione del Lupo, sia pur eventualmente resi normativamente possibili dal processo di declassamento dello stato di protezione della specie, attualmente in corso. Il controllo con abbattimenti è infatti metodica assolutamente inadeguata ad affrontare le situazioni di "conflitto" fra Lupo e attività umane, che devono essere gestite con la prevenzione e non con la repressione. Tale metodica crea infatti destabilizzazione a livello della territorialità e dei meccanismi di branco di questa specie, che possono aumentare piuttosto che ridurre il conflitto. La specie, inoltre, ha un fondamentale ruolo ecologico nel controllo delle popolazioni di ungulati per il quale invece viene sostanzialmente indicato il solo prelievo venatorio che, come sappiamo, ne è stato il motivo di origine primo. Tale modalità in questi anni, nonostante la Regione Toscana abbia progressivamente aumentato in modo esponenziale le possibilità e modalità di prelievo si è chiaramente dimostrata incapace di risolvere il problema. Il nuovo PFVR dovrebbe invece promuovere maggiormente da una parte, ed in primis, la prevenzione e dall’altra, laddove ve ne sia effettiva necessità, l’utilizzo di metodiche alternative come le catture, che in particolare per il cinghiale hanno dimostrato in più realtà la loro efficacia, e anche esperimenti di sterilizzazione. Insistere sull’abbattimento con il fucile come sostanziale unico mezzo di gestione condanna la nostra realtà territoriale a vedere immutata la problematica che si dice di voler affrontare, con le sue conseguenze su colture agricole, biodiversità, incidenti stradali. Ulteriori modifiche che riterremmo necessarie riguardano il divieto dell’utilizzo di richiami vivi, la “caccia in tana” della Volpe, la riduzione degli orari e delle giornate di caccia, il divieto del munizionamento a piombo sul tutto il territorio. Nel complesso dobbiamo constatare come il provvedimento proposto sarebbe più correttamente da nominarsi PIANO VENATORIO REGIONALE piuttosto che Piano Faunistico-Venatorio Regionale. Senza provvedimenti forti, la nostra fauna selvatica continuerà a soffrire in modo sempre più grave, con popolazioni sempre più in difficoltà a causa di un impatto abnorme del prelievo venatorio che va ad aggiungersi alle altre problematiche, quali la degradazione e depauperazione degli ambienti naturali, i cambiamenti climatici, l’agricoltura intensiva, ecc.