MONTI LIVORNESI: 9 INGREDIENTI PER COSTRUIRE UN PARCO

LogoIN SINTESI: questo documento cerca di riassumere gli obiettivi che le associazioni firmatarie, unite sotto il logo di Occhi sulle Colline, hanno perseguito negli ultimi 8 anni. Un percorso arduo che ad oggi appare ancora lontano e pieno di ostacoli. Elenchiamo 9 ingredienti per costruire un Parco, intendendo con la parola “Parco” genericamente l’insieme di tutte le varie categorie di aree protette che la normativa prevede e prevedrà nel nostro splendido e unico territorio dei Monti Livornesi. 9 elementi che contraddistinguono un’area protetta VIVA e FUNZIONANTE e che dopo decenni colpevolmente ancora in larga parte mancano. Questo è un appello per il futuro del nostro territorio: non possiamo più ritardare l’avvio di un percorso necessario a preservare risorse che garantiranno il nostro benessere.

1) NATURA = questo è il primo ingrediente, sembra ovvio ma non lo è: ne fanno parte tutte le specie, gli habitat e le funzioni ecosistemiche che si sviluppano sull’intero territorio dei Monti Livornesi. E il loro valore e la loro sopravvivenza esula dagli immensi benefici che l’uomo ne può ricavare direttamente o indirettamente. La vita ha diritto di esistere senza che sia sottoposta ad una analisi costi-benefici misurati in euro. Questo “ingrediente” è, fortunatamente, ancora assai presente sulle nostre colline. Tuttavia molte situazioni sono a rischio e gli habitat sono sempre più frammentati; alcuni ambienti rari e preziosi possono scomparire in pochi giorni con la realizzazione di una strada o un taglio boschivo eccessivo.

  • DA FARE: la nuova normativa regionale (LR 30/2015) ha reso necessaria la riclassificazione delle aree protette dei Monti Livornesi. Occhi sulle Colline e il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo hanno svolto decine di incontri e iniziative per scongiurare la perdita delle aree che godevano di tutela prima dell’entrata in vigore della LR 30/2015. Adesso che l’obiettivo sembra raggiunto è necessario sfruttare l’opportunità per riconfigurare i confini delle aree protette, da sempre ritenuti inadeguati allo scopo della tutela di tutte le emergenze naturalistiche del nostro territorio. Occhi sulle Colline e Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno stanno aggiornando e mettendo insieme tutte le conoscenze naturalistiche del nostro territorio attraverso un lavoro complesso ma necessario. Sulla base dei dati scientifici sinora accumulati sono state individuate alcune aree che meritano e necessitano di essere sottoposte ad una maggiore tutela.

2) UOMO = l’uomo è parte integrante della Natura ed elemento già fortemente presente e radicato sul territorio che vogliamo tutelare. “Siamo tutti connessi” in un unico ecosistema. L’area protetta nasce dunque non per ESCLUDERE l’uomo da un ambiente naturale ma per ricondurlo ad una corretta convivenza con esso. Nasce per rendere l’uomo consapevole delle conseguenze delle proprie azioni su ambienti che non sono più vasti e incontaminati, ma sono ridotti e fragili. Nasce per educare l’uomo sul fatto che “il BOSCO è di TUTTI” ma non nell’interpretazione errata di coloro che vorrebbero agire indisturbati, ma nei limiti in cui la sua fruizione avvenga esclusivamente tramite modalità eco-compatibili. In questo senso, tutti possiamo imparare a godere delle risorse e dei benefici inesauribili e rinnovabili nel tempo che esso ci dà.

3) PERCORSI = l’uomo deve potersi muovere all’interno del Parco. Il valore di un’area protetta, ripetiamo, rimarrebbe tale anche se non ci fossero visitatori ma la sua fondamentale funzione educativa si esplica direttamente con la corretta fruizione. Chi fruisce di un’area protetta deve farlo “in punta di piedi”, “senza lasciare tracce” e non è detto che possa raggiungere qualsiasi luogo, né che possa liberamente aprire sentieri dove fa più comodo. Un parco non è un parco finché non ha una mappa di sentieri numerati e identificati sul territorio con segnaletica orizzontale e verticale; sentieri riconosciuti e tutelati dalle istituzioni e dalla cittadinanza, ognuno con le corrette modalità di percorrenza. La mappa dei sentieri deve essere pubblica, facilmente reperibile e periodicamente aggiornata.

  • DA FARE: Su questo punto Occhi sulle Colline ha lavorato molto, anche grazie al Tavolo Tecnico sulla Sentieristica (tra associazioni, Provincia di Livorno e Comuni di Livorno, Collesalvetti, Rosignano): sono tornati i segni bianchi e rossi sui principali sentieri, ci sono mappe aggiornate di pezzi di territorio. L’attività del Tavolo Tecnico è terminata bruscamente e troppo presto ma il lavoro da fare è ancora tanto. Risulta ancora incredibilmente arduo garantire l’uso pubblico della viabilità secondaria (strade vicinali e viabilità antica); elaborare forme di tutela del sentiero dagli sbarramenti dei privati e dall’ingresso dei mezzi motorizzati; organizzare modalità di manutenzione che ne garantiscano l’accesso in ogni stagione; reperire risorse per una segnaletica verticale efficiente.

4) ACCESSI = il Parco è un laboratorio educativo e didattico a cielo aperto. Chi visita un Parco, in qualsiasi nazione si trovi, passa inizialmente da un Centro Visite dove poter reperire informazioni, conoscere le peculiarità del territorio, contattare guide, conoscere le modalità per raggiungere e percorrere i sentieri del Parco. Ciò non è presente sul nostro territorio. Un parco non è un parco se non ha luoghi facilmente raggiungibili, soprattutto con mezzi pubblici, da cui poter accedere ai principali sentieri.

  • DA FARE: Tutto. Le porte del Parco non esistono. Non ci sono luoghi né siti web che presentino informazioni adeguate. Anche per una scolaresca di Livorno arrivare sulle Colline è un’impresa ardua. Occorre individuare una o più strutture del territorio che possano funzionare da Centro di informazioni per visitatori.

5) CONFINI = Chi entra entro i confini geografici di un Parco, che sia a piedi, in bici, a cavallo o in auto su una strada asfaltata, deve percepirlo. I cartelli che delimitano l’area protetta devono essere ben evidenti. Il Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi è ad oggi un puzzle disarticolato di parti di territorio con modalità di gestione diverse: la cartellonistica assente o ridotta non ha mai permesso al visitatore di capire in quale ambito territoriale si trovasse. I confini di un’area protetta sono dunque importanti ma quasi sempre risultano inadeguati per una gestione virtuosa e una corretta tutela: occorre superarli, andare oltre.

  • DA FARE: insieme alla ridefinizione dei confini delle aree protette, è necessario che tali confini siano ben visibili da parte dei visitatori. In questo senso, le aree protette devono essere costantemente dotate di una cartellonistica facile da comprendere e che elenchi le regole che vigono all’interno di esse.

6) REGOLE = Ecco la parola che in molti vorrebbero eliminare dal vocabolario. Ma un Parco non è un parco se non ha un suo regolamento che punta alla convivenza tra UOMO e AMBIENTE e tra le varie attività lavorative o ricreative che si svolgono al loro interno. E le regole non servono se non c’è nessuno che si impegna a farle applicare: non c’è parco se non ci sono i “guardiaparco”. E le regole possono andare dal “non cogliere i fiori”, “non fare rumori molesti” (che impariamo alla scuola primaria o anche prima) al divieto di discariche e edifici abusivi, di caccia o pesca: è evidente che alcune trasgressioni sono più gravi e dannose, ma questo non vuol dire che le altre non siano più sanzionabili.

  • DA FARE: Tutto. Le regole che ci sono vengono messe in discussione e non vengono applicate, altre mancano del tutto. I regolamenti sono disomogenei sul territorio e per questo difficili da rispettare e da far rispettare. Le nostre colline sono il luogo dove ognuno sembra poter fare quello che vuole. Occorre ritrovare una convergenza tra istituzioni, guardie professioniste o volontarie, carabinieri forestali e anche i cittadini che segnalano le azioni illegali.
  • VIGILANZA: attivare specifiche convenzioni con le GAV (Guardie Ambientali Volontarie) e GEZ (Guardie Ecozoofile) delle associazioni ambientaliste con compiti di:
    • prevenzione delle violazioni, con particolare riferimento ai parchi, alle riserve naturali, ai territori sottoposti a vincolo paesaggistico, alle aree e siti appartenenti al sistema regionale delle aree naturali protette e al sistema regionale della biodiversità;
    • vigilanza, mediante l'accertamento delle violazioni degli illeciti amministrativi di cui alla legge l.r. 30/2015, dei regolamenti e dei piani unici integrati delle aree naturali protette, nonché mediante la segnalazione di casi di degrado ambientale e delle relative cause alle autorità competenti;
    • educazione, partecipando a programmi di sensibilizzazione e informazione ambientale nelle scuole e promuovendo l'informazione sulle normative in materia ambientale;
    • valorizzazione, concorrendo con le istituzioni competenti alle attività di recupero e promozione del patrimonio e della cultura ambientale;
    • salvaguardia, concorrendo con le autorità competenti a fronteggiare fattispecie di emergenze ambientali.

7) SOSTENIBILITA’ = Non si può fare niente dentro un Parco? Si possono fare molte cose, dal turismo all’agricoltura: occorre premiare le attività SOSTENIBILI per l’ambiente che vogliamo tutelare. Un Parco non è un parco se non si conosce nel dettaglio quali sono le attività che ricadono sul suo territorio, non si sa valutarne gli impatti e non si riesce a premiare e incentivare le attività compatibili con la conservazione del suo patrimonio naturalistico. Il valore di un’area protetta è inestimabile di per sé ma produce comunque RICCHEZZA e LAVORO continuativi nel tempo se gestita in maniera opportuna.

  • DA FARE: creare sinergia tra portatori di interesse che lavorano nel campo dell’agricoltura di qualità, dell’agriturismo, del turismo verde e in altre attività che non infliggono danni permanenti alle risorse del territorio. L’esperienza del “Parco Culturale di Camaiano” è un esempio virtuoso. Cancellare una volta per tutto progetti che sembrano portare ricchezza nel breve termine ma che hanno respiro corto o cortissimo. La caccia non è praticabile in un’area protetta, può essere adottata un’attenta gestione faunistica che operi con mezzi non cruenti quando si verificano condizioni di rischio per l’ecosistema e si basi su finalità scientifiche e non venatorie.
  • ATTENZIONE: anche le attività turistiche/sportive/ricreative, sempre più numerose e diversificate, devono essere valutate ognuna per il loro impatto e di conseguenza regolamentate. La presenza massiccia e continuativa dell’uomo negli ambienti naturali riduce drasticamente gli ambienti indisturbati che gli animali utilizzano per svolgere fasi importanti e delicate del loro ciclo biologico. Il disturbo è ovviamente insostenibile se queste attività prevedono l’utilizzo di mezzi motorizzati.

8) RICERCA = il Parco è un luogo di ricerca e studio. Il collegamento con ricercatori, musei, scuole e università deve essere promosso e incentivato. L’evoluzione di un Parco, dei suoi Percorsi, dei suoi Accessi, delle sue Regole, dei suoi Confini, della Sostenibilità delle attività che vi si praticano non deve essere stabilita da sensazioni soggettive, da portatori di interesse o da opinioni politiche ma esclusivamente dai risultati di studi scientifici.

9) COMUNITA’ = il Parco non esclude l’UOMO ma lo rimette in equilibrio con il sistema naturale. A questo punto il Parco ha l’obbligo di mettere in risalto, immortalare e rinnovare i legami vecchi e nuovi tra Comunità e territorio. I segni dell’uomo e il suo lavoro diventano parte integrante della ricchezza del Parco al pari di un albero secolare. La Comunità si unisce per tutelare non più un pezzo di territorio ma se stessa. La Comunità diventa consapevole del bene comune di cui gode e di cui godranno anche i figli.

  • ATTENZIONE: gli eventi climatici che si sono manifestati a Livorno nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2017 hanno mostrato in modo lampante la fragilità del territorio livornese. Molto meno fragile è apparsa la comunità dal punto di vista sociale, a giudicare dalla generosità dell’auto-organizzazione delle persone nel soccorrere le famiglie in difficoltà. Occorre però fare di più: è dal modo in cui una comunità decide di utilizzare il suolo su cui vive, risorsa esauribile come il petrolio, che dipende la sua sicurezza alimentare, la salubrità ambientale, il funzionamento del ciclo dell’acqua, la stabilità sociale; è dalla capacità di un territorio ad adattarsi ai cambiamenti climatici in atto e ai conseguenti eventi meteoclimatici estremi sempre più frequenti che dipenderà il benessere della Comunità.
  • DA FARE: un importante percorso partecipativo che sviluppi una MAPPA DI COMUNITA’ del territorio e che faccia da substrato fertile per la nascita dell’idea di Parco; modalità per far partecipare cittadini e associazioni alla vita del Parco (adozione di sentieri; canali di segnalazione; iniziative condivise ecc…).

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