MONTI LIVORNESI: 9 INGREDIENTI PER COSTRUIRE UN PARCO

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LogoIN SINTESI: questo documento cerca di riassumere gli obiettivi che le associazioni firmatarie, unite sotto il logo di Occhi sulle Colline, hanno perseguito negli ultimi 8 anni. Un percorso arduo che ad oggi appare ancora lontano e pieno di ostacoli. Elenchiamo 9 ingredienti per costruire un Parco, intendendo con la parola “Parco” genericamente l’insieme di tutte le varie categorie di aree protette che la normativa prevede e prevedrà nel nostro splendido e unico territorio dei Monti Livornesi. 9 elementi che contraddistinguono un’area protetta VIVA e FUNZIONANTE e che dopo decenni colpevolmente ancora in larga parte mancano. Questo è un appello per il futuro del nostro territorio: non possiamo più ritardare l’avvio di un percorso necessario a preservare risorse che garantiranno il nostro benessere.

1) NATURA = questo è il primo ingrediente, sembra ovvio ma non lo è: ne fanno parte tutte le specie, gli habitat e le funzioni ecosistemiche che si sviluppano sull’intero territorio dei Monti Livornesi. E il loro valore e la loro sopravvivenza esula dagli immensi benefici che l’uomo ne può ricavare direttamente o indirettamente. La vita ha diritto di esistere senza che sia sottoposta ad una analisi costi-benefici misurati in euro. Questo “ingrediente” è, fortunatamente, ancora assai presente sulle nostre colline. Tuttavia molte situazioni sono a rischio e gli habitat sono sempre più frammentati; alcuni ambienti rari e preziosi possono scomparire in pochi giorni con la realizzazione di una strada o un taglio boschivo eccessivo.

2) UOMO = l’uomo è parte integrante della Natura ed elemento già fortemente presente e radicato sul territorio che vogliamo tutelare. “Siamo tutti connessi” in un unico ecosistema. L’area protetta nasce dunque non per ESCLUDERE l’uomo da un ambiente naturale ma per ricondurlo ad una corretta convivenza con esso. Nasce per rendere l’uomo consapevole delle conseguenze delle proprie azioni su ambienti che non sono più vasti e incontaminati, ma sono ridotti e fragili. Nasce per educare l’uomo sul fatto che “il BOSCO è di TUTTI” ma non nell’interpretazione errata di coloro che vorrebbero agire indisturbati, ma nei limiti in cui la sua fruizione avvenga esclusivamente tramite modalità eco-compatibili. In questo senso, tutti possiamo imparare a godere delle risorse e dei benefici inesauribili e rinnovabili nel tempo che esso ci dà.

3) PERCORSI = l’uomo deve potersi muovere all’interno del Parco. Il valore di un’area protetta, ripetiamo, rimarrebbe tale anche se non ci fossero visitatori ma la sua fondamentale funzione educativa si esplica direttamente con la corretta fruizione. Chi fruisce di un’area protetta deve farlo “in punta di piedi”, “senza lasciare tracce” e non è detto che possa raggiungere qualsiasi luogo, né che possa liberamente aprire sentieri dove fa più comodo. Un parco non è un parco finché non ha una mappa di sentieri numerati e identificati sul territorio con segnaletica orizzontale e verticale; sentieri riconosciuti e tutelati dalle istituzioni e dalla cittadinanza, ognuno con le corrette modalità di percorrenza. La mappa dei sentieri deve essere pubblica, facilmente reperibile e periodicamente aggiornata.

4) ACCESSI = il Parco è un laboratorio educativo e didattico a cielo aperto. Chi visita un Parco, in qualsiasi nazione si trovi, passa inizialmente da un Centro Visite dove poter reperire informazioni, conoscere le peculiarità del territorio, contattare guide, conoscere le modalità per raggiungere e percorrere i sentieri del Parco. Ciò non è presente sul nostro territorio. Un parco non è un parco se non ha luoghi facilmente raggiungibili, soprattutto con mezzi pubblici, da cui poter accedere ai principali sentieri.

5) CONFINI = Chi entra entro i confini geografici di un Parco, che sia a piedi, in bici, a cavallo o in auto su una strada asfaltata, deve percepirlo. I cartelli che delimitano l’area protetta devono essere ben evidenti. Il Sistema delle Aree Protette dei Monti Livornesi è ad oggi un puzzle disarticolato di parti di territorio con modalità di gestione diverse: la cartellonistica assente o ridotta non ha mai permesso al visitatore di capire in quale ambito territoriale si trovasse. I confini di un’area protetta sono dunque importanti ma quasi sempre risultano inadeguati per una gestione virtuosa e una corretta tutela: occorre superarli, andare oltre.

6) REGOLE = Ecco la parola che in molti vorrebbero eliminare dal vocabolario. Ma un Parco non è un parco se non ha un suo regolamento che punta alla convivenza tra UOMO e AMBIENTE e tra le varie attività lavorative o ricreative che si svolgono al loro interno. E le regole non servono se non c’è nessuno che si impegna a farle applicare: non c’è parco se non ci sono i “guardiaparco”. E le regole possono andare dal “non cogliere i fiori”, “non fare rumori molesti” (che impariamo alla scuola primaria o anche prima) al divieto di discariche e edifici abusivi, di caccia o pesca: è evidente che alcune trasgressioni sono più gravi e dannose, ma questo non vuol dire che le altre non siano più sanzionabili.

7) SOSTENIBILITA’ = Non si può fare niente dentro un Parco? Si possono fare molte cose, dal turismo all’agricoltura: occorre premiare le attività SOSTENIBILI per l’ambiente che vogliamo tutelare. Un Parco non è un parco se non si conosce nel dettaglio quali sono le attività che ricadono sul suo territorio, non si sa valutarne gli impatti e non si riesce a premiare e incentivare le attività compatibili con la conservazione del suo patrimonio naturalistico. Il valore di un’area protetta è inestimabile di per sé ma produce comunque RICCHEZZA e LAVORO continuativi nel tempo se gestita in maniera opportuna.

8) RICERCA = il Parco è un luogo di ricerca e studio. Il collegamento con ricercatori, musei, scuole e università deve essere promosso e incentivato. L’evoluzione di un Parco, dei suoi Percorsi, dei suoi Accessi, delle sue Regole, dei suoi Confini, della Sostenibilità delle attività che vi si praticano non deve essere stabilita da sensazioni soggettive, da portatori di interesse o da opinioni politiche ma esclusivamente dai risultati di studi scientifici.

9) COMUNITA’ = il Parco non esclude l’UOMO ma lo rimette in equilibrio con il sistema naturale. A questo punto il Parco ha l’obbligo di mettere in risalto, immortalare e rinnovare i legami vecchi e nuovi tra Comunità e territorio. I segni dell’uomo e il suo lavoro diventano parte integrante della ricchezza del Parco al pari di un albero secolare. La Comunità si unisce per tutelare non più un pezzo di territorio ma se stessa. La Comunità diventa consapevole del bene comune di cui gode e di cui godranno anche i figli.